Itinerario dal confine con la Giordania a Gerusalemme passando per il Mar Morto
L´impressione è che siamo su un altro pianeta e, ancora una volta, senza vita. Ma qui le dune non sono dolci, come nel deserto della Giudea. Sono aspre, appuntite, e slanciate come enormi colonne a sfidare il cielo. Una è chiamata “La moglie di Lot”, perché si dice che da queste parti sorgesse Sodoma, la città perversa. E lei, la moglie di Lot, essendosi girata durante la fuga ad osservare l´incendio di Sodoma colpita dall´ira divina, fu trasformata in colonna di sale. Dura una mezz´ora di macchina il paesaggio lunare del Negev, poi la scena s´allarga in una valle al fondo della quale non scorre più l´acqua. È il Wadi Aravà, la valle d´origine fluviale che collega il Mar Morto al Mar Rosso, un deserto di un altro colore, un tenue giallino, punteggiato da rari arbusti ad ombrello, e dove non è raro vedere scorrazzare le antilopi. A voler cercare testimonianze archeologiche, il Parco nazionale di Timna né è pieno, a cominciare dalle antiche miniere di Rame, dette di Re Salomone. Ma se, invece urge una sosta, non c´è posto più israeliano di “Pundak 101”, l´albergo ristorante di Kushi Rimon, il cui simbolo, un po´ sinistro, è una vecchia motocicletta con tanto di manichino sospesa sulla strada.
COSA VEDERE DURANTE IL TRAGITTO
Oasi Ein Gedi
Tra le tre, quella che preferisco è la riserva naturale. Ci sono percorsi di vario livello ma bisogna intraprendere un cammino lungo e faticoso per raggiungere il bacino nel quale bagnarsi. Il parco comprende due “wadi” (gole). La più frequentata e accessibile è il Wadi David. Oasi all’interno di un area desertica è una sorta di piccolo paradiso, dove si narra che il re David si nascose dalle ire del Re Saul, in diverse pagine Ein Gedi è citata nella bibbia. Oggi l’oasi è divenuta Parco nazionale ci sono due corsi d’acqua sorgivi che hanno acqua tutto l’anno, numerosi gli animali che vengono ad abbeverarsi sopratutto uccelli a quelli stanziali durante il periodo della migrazione se ne aggiungono 200 varietà diverse, ci sono poi i stambecchi
Spiaggia di ein gedi e mar morto
L’accesso alle spiagge è libero (per alcune è prevista una tassa d’ingresso di pochi shekel) e potrete ricoprirvi con il famoso fango ricco di minerali già lì sulla battigia. Le spiagge libere hanno spogliatoi, bagni pubblici e docce direttamente sulla spiaggia.
Di solito non si resta molto in acqua: non si può veramente nuotare perché si galleggia subito appena entrati. L’idea è quella di galleggiare per qualche minuto e beneficiare delle proprietà terapeutiche del sale e degli altri minerali.
Suggerimenti:
- È meglio non entrare in acqua con tagli o ferite aperte, perché può essere davvero doloroso. Se vi dovete radere, fatelo un paio di giorni prima.
- Portate dei sandali da spiaggia perché non è facile camminare sulla spiaggia e in acqua.
Un’ esperienza fuori dal normale perchè veramente l’acqua ti tiene su senza farti affondare e poi è possibile spalmarsi il “fango” che si trova sul fondale che è un toccasana per la pelle.
GROTTE DI QUMRAN
Qumran, dove, all’interno di grotte, furono scoperti, i famosi rotoli del Mar Morto, pergamene risalenti a 2000 anni fa e visibili al Museo di Israele.
Nebi Moussa
A sud di Gerico si trova Nabi Musa, quella che secondo la tradizione locale è la tomba di Mosè e che, per questo motivo, è meta di pellegrinaggio fin dal XII secolo, in particolare durante il mese di aprile. Sebbene le Sacre Scritture dicano che Mosè morì e fu sepolto sull’altra sponda del Giordano e che la sua tomba non fu mai ritrovata, la leggenda vuole che Saladino in sogno ebbe la rivelazione del luogo esatto della sepoltura e vi costruì prima un cenotafio e poi una moschea. La parte principale della costruzione attuale risale all’epoca del sultano mamelucco Baybars (1269 d.C.); nel 1410 venne aggiunto alla moschea un minareto con un ospizio per accogliere i pellegrini, ampliato poi nei secoli successivi. L’edificio venne restaurato nel 1820 dai Turchi, che inaugurarono un pellegrinaggio di una settimana che partiva dalla moschea al-Aqsa di Gerusalemme. Le processioni erano festose, con preghiere, canti, balli e musica di flauti. L’architettura è tipicamente islamica: l’ampio edificio con cortile centrale e 120 stanze è sormontato da una serie di cupole. La moschea principale si trova sul muro ovest del cortile; a destra dell’ingresso una porticina conduce alla stanza in cui si trova quella che viene considerata la tomba di Mosè.
MONASTERO DI SAN GIORGIO A STRAPIOMBO SUL CANYON
Immaginate 1500 chilometri quadrati in cui il color ocra e il rosso della roccia si stagliano contro l’azzurro del cielo limpido. Questo è il deserto della Cisgiordania. Ma non finisce qui. Immaginate ancora che, sospeso e immerso nell’arida roccia desertica, vi sia un meraviglioso monastero di pietra bianca che compare alla vista come una chimera. Questo è il monastero di San Giorgio Koziba. In questo luogo desolato, primitivo e magnifico vivono solo i monaci accompagnati dal silenzio e dalla preghiera.
Il monastero di San Giorgio Koziba si trova nel Deserto di Giuda, uno dei luoghi più brulli e aridi del pianeta, una distesa di roccia chiara e scura che scorre per chilometri e chilometri tra Gerusalemme e Gerico. Ci troviamo in Medio-Oriente, per l’esattezza in Cisgiordania, a meno di venti chilometri dalla meravigliosa Gerusalemme e in un’area geografica che racchiude Gerico, uno dei luoghi più antichi del mondo, e il Mar Morto. Vedere il Monastero di San Giorgio Koziba è uno di quei momenti di viaggio che difficilmente dimenticherò. Un gioiello di architettura monastica, un luogo magico della Terra Santa e uno dei più remoti monasteri nel mondo.